Diario – 8° incontro territoriale – giorno 13 dicembre, per la zona corso Umberto e centro storico
Piove fuori e in sala stampa nessuno è puntuale.
Ci ritroviamo così in pochissimi al bar per parlarne attorno ad un thè verde, un po’ per rifugiarci dal freddo e un po’ per spirito di convivialità.
“Vince la rinuncia a parlarne a priori”, esordisce una dei partecipanti. “Secondo me, c’è una forma di difficoltà a considerare gli ambienti comuni come di
Arrivano le teiere fumanti.
“E penso anche che impegnarsi in qualcosa con continuità, come nel fare la differenziata, è percepito come un fastidio” aggiunge poi più tardi.
Prima dell’introduzione del porta a porta si era già chiamati a differenziare al meglio, d’allora già sapevamo che serviva fare di più, in fondo tocca a noi renderci sempre attenti nella raccolta, ora col porta a porta, e domani ci si augura con sistemi sempre più partecipati ed eco-solidali, ma già adesso abbiamo a che fare col fare la differenza.
Forse ai cittadini è mancato uno stimolo costante alla riflessione e interlocuzione, una fase pienamente educativa e poi costantemente rieducativa al porta al porta, all’ambiente, al prendersi cura della città e della sua comunità?
Intanto il thè viene versato nelle tazze e a qualcuno vengono in mente esempi coinvolgenti avvenuti nel passato e pensati come occasioni per invitare a gestire responsabilmente i propri microrifiuti, dalla distribuzione sulle spiagge del portacenere personale perché non si abbandonassero le cicche lì sul posto, alla promozione della figura di un vero e proprio “vigile ecologico”, magari di quartiere.
Serpeggia intanto il sospetto che sia il porta a porta a sporcare, nonostante in realtà abbia aumentato anzi, ben raddoppiato la percentuale di conferimento dei differenziati. È la constatazione del degrado urbano attuale a insinuare il dubbio, quel senso di disgusto che si genera ogni volta che non si conferisce una bottiglia e te la ritrovi rotta tra i piedi a passeggio o conti una due tre e più cicche di sigarette sul marciapiede.
E poi ci sono quei disagi avvertiti da chi ha bambini molto piccoli e fa i conti con la quotidiana produzione di pannolini e dagli anziani che tra difficoltà deambulatorie e ritmi di vita meno frenetici hanno da confrontarsi con le scale da fare su e giù col mastello e gli orari al tardi per conferire. I problemi non mancano, è vero. Abbiamo anche l’abbandono dei microrifiuti per strada e la marea di rifiuti scaricati selvaggiamente nelle campagne, il rumore di fondo delle lamentazioni, tutte cose che rendono la città visibilmente sporca, poco igienica, non curata, difficile da controllare, infelice. Ancora non si cambia, tutto resta uguale, anzi no, tutto sembra sempre più sporco e degradato. Eppure in realtà, conferiamo molto meglio che nel passato, noi molfettesi, ci sarebbe da sentirsene orgogliosi e invece ci sentiamo sempre meno di fare comunità attorno.
“Servirebbero costanti iniziative per sensibilizzare, secondo me, per ricordare, per aiutare a comprendere più a fondo e per trovare soluzioni sempre più efficaci.”
“Serve cambiare la mentalità goccia a goccia,
“La cifra su cui voglio ragionare é la qualità di vita. Quale é l’impatto psicologico dei micro-rifiuti che vediamo, da cui emerge e di cui si alimenta quell’anima zozzona nei miei concittadini?”.
Non direi che oggi si sia trattato di semplici domande, da thè del pomeriggio insomma. Non si è parlato insomma, solo del meteo oggi, ma della ricerca di una qualità della vita che sia chiave di volta tra premialità e sanzione, tra una comunicazione che sensibilizzi educhi e informi, e servizi efficaci per ogni cittadino, un sistema di
Per uno che ci racconta di mastelli vandalizzati, un altro ci racconta di un condominio dove ci si era arrangiati per qualche tempo mettendosi tutti d’accordo, a tenere i mastelli tra le fioriere, così che non fossero tenuti in casa più da nessuno, ma fossero gestiti così, intanto nascosti e “belli” tra fiori belli, e come se fossero stati dei cassonetti privati, pronti ad essere esposti in strada seguendo il calendario di conferimento. Ma poi, ci racconta, il sistema è saltato, perché è venuto meno l’accordo, benedetto accordo… Ora l’aiuola è abbandonata a se stessa e tutti in quel condominio hanno i mastelli dentro casa. Eppure a nessuno piacerebbe vivere in un territorio abbandonato o in case isolate.
“Semmai sarà introdotta una tariffa puntuale, temo che noi molfettesi saremo capaci di ingegnarci per creare un modo per evaderla, faremo un
Così tra domande, paure e qualche buona intuizione, arriva il momento di saldare il conto, del thè.
Annarita Digioia, facilitatrice